Lo stigma del fallimento rappresenta un ostacolo significativo per la crescita e l’innovazione. E’ necessario cambiare mentalità, abbracciare il fallimento come un’opportunità di apprendimento e creare un ecosistema che supporti e valorizzi chi ha fallito. Solo così si potrà liberare il potenziale imprenditoriale e costruire un futuro più prospero e innovativo.
L’ultima puntata di questo primo ciclo di podcast riguarda, come abbiamo visto, il fallimento. Tra le varie exit possibili è certamente la peggiore, quella non desiderabile. Tuttavia è, numeri alla mano, oltre che per esperienza personale, la più frequente.
In un mondo competitivo come quello dell’imprenditoria, il fallimento è spesso etichettato come un evento negativo, una macchia sulla reputazione del founder. Una buona ragione per non dargli più credito.
In realtà, è una visione riduttiva e controproducente, che ignora il valore intrinseco che un’esperienza di fallimento può apportare. Un imprenditore che ha fallito e si è rialzato possiede caratteristiche preziose che lo rendono un soggetto più affidabile e appetibile rispetto a chi non ha mai vissuto tale esperienza.
UNA RAPIDA SINTESI
L’intervista cambia il modo tradizionale di affrontare il tema del fallimento, proponendolo in una luce positiva e non catastrofica, specialmente per le startup innovative. Ecco i concetti chiave:
- Cambiamento di prospettiva sul fallimento: si sottolinea che il fallimento non è un dramma, ma semplicemente la risposta negativa del mercato a un determinato prodotto o servizio. Si cerca di cambiarne la percezione culturale, considerandolo come parte integrante del percorso imprenditoriale.
- Normativa speciale per le startup innovative: si evidenzia che le startup innovative sono soggette a una normativa speciale che le esonera dalle ordinarie procedure concorsuali e fallimentari, favorendo la composizione della crisi da sovra-indebitamento.
- Limiti temporali della disciplina agevolativa: si specifica che il regime agevolato di non assoggettabilità alle procedure concorsuali e fallimentari è limitato nel tempo e si applica solo per i primi 5 anni dalla fondazione della startup.
- Termine quinquennale di non assoggettabilità: si chiarisce che il termine dei 5 anni decorre dalla data di costituzione della società e non dalla data di deposito della domanda o dell’autocertificazione.
- Importanza della verifica dei requisiti: si sottolinea l’importanza di verificare e dimostrare i requisiti richiesti per godere della disciplina agevolativa, anche attraverso una valutazione giudiziaria.
- Cambio culturale: si rimarca che il tema del fallimento delle startup è anche una questione culturale e che è necessario cambiare la visione negativa ad esso associata. Si indica che in altri Paesi il fallimento è visto come parte del percorso imprenditoriale e non come uno stigma.
- Riflessione sulla legge come strumento di cambio: si conclude riflettendo sul ruolo della normativa nel promuovere un cambiamento culturale riguardo al fallimento, sottolineando l’importanza di considerarlo come un’opportunità di crescita e apprendimento.
LA NORMATIVA ESISTENTE
- Disciplina speciale per le startup innovative:
- Composizione della crisi da sovra-indebitamento
- Esenzione dal fallimento ordinario
- Limiti:
- Tempo: 5 anni dalla fondazione
- Requisiti di startup innovativa
- Elementi chiave:
- Verifica effettiva dei requisiti di startup innovativa
- Termine di decorrenza dei 5 anni (dalla costituzione, non dal deposito)
- Deposito della “Dichiarazione annuale” non sufficiente
- Importanza della verifica giudiziaria dei requisiti.
LE DUE REGOLE D’ORO
- La normativa sul fallimento delle startup innovative è complessa e richiede una valutazione attenta da parte di un legale qualificato.
- È importante per gli imprenditori di startup conoscere i propri diritti e doveri in materia per tutelare al meglio la propria attività.
COMBATTERE LO STIGMA DEL FALLIMENTO
A quanto pare il successo è uno dei pochi valori universali riconosciuti, se non forse l’unico… Che si tratti di una carriera brillante, di relazioni felici o di un equilibrio invidiabile tra vita privata e lavoro, tendiamo a celebrare i traguardi e a nascondere i fallimenti. Addirittura siamo portati a stigmatizzare il fallimento, considerandolo come un segno di incapacità o un ostacolo insormontabile.
Se parliamo di attività imprenditoriali (ma forse anche di tutto il resto), la verità è che la ricerca di opportunità non sempre ha successo. Anzi, quasi mai.
Lo stigma che associamo al fallimento però è tutt’altro che costruttivo. Il fallimento imprenditoriale è, già di per sé, associato a notevoli costi finanziari, psicologici e sociali. Lo stigma che vi associamo ne esacerba i costi, rendendo così molto più difficile l’apprendimento dal fallimento. Fondamentalmente impedisce all’imprenditore di utilizzare le lezioni apprese dal fallimento nelle future attività imprenditoriali. Sembra banale a dirsi, ma quando gli imprenditori non riescono a imparare dal fallimento, il valore potenziale di questa esperienza non viene pienamente utilizzato e tutti quei costi umani e professionali, oltre che meramente economici, saranno sostenuti invano.
D’altra parte assumersi la responsabilità è un passaggio cruciale per trasformare il fallimento in un’occasione di crescita. Il punto è che spesso tendiamo a fuggire dalla responsabilità. E questo proprio perché il fallimento è visto come un tabù, qualcosa da nascondere e di cui vergognarsi.
Per questo motivo è necessario infrangere questo stigma e abbracciare il fallimento come un’opportunità di apprendimento. Cambiare il nostro modo di percepirlo ci apre le porte a una maggiore introspezione e a un cambiamento comportamentale più profondo.
Sebbene le lezioni che possiamo trarre dal fallimento non sempre siano immediate o facili da interpretare, la loro importanza è innegabile. Per apprenderle efficacemente, lasciate che vi dia tre rapidi suggerimenti:
- Prendete le distanze: allontanatevi emotivamente dalla situazione. Ciò vi permetterà di analizzare il fallimento con lucidità e razionalità
- Assumetevi la responsabilità: se riconoscete i vostri errori e il vostro personale ruolo nel fallimento, avrete fatto il primo passo per imparare da esso
- Analizzate le cause: esaminate attentamente le circostanze che hanno portato al fallimento per identificare i punti deboli da migliorare.
E non abbiate timore di chiedere aiuto! Come il fallimento, anche chiedere aiuto e consiglio, manifestando la propria incapacità in un determinato settore, viene erroneamente associato da molti imprenditori a una debolezza che non ci si può permettere. Ma la vera incapacità è non saper chiedere. Incapaci di chiedere aiuto, molti imprenditori si ritrovano bloccati di fronte a ostacoli per loro insormontabili, perdendo tempo, energie e, in alcuni casi, anche l’intera attività. Dare vita a una startup di successo è un viaggio fatto di sfide e imprevisti. Riconoscerlo e non aver paura di chiedere aiuto quando necessario è la chiave per superare gli ostacoli, crescere e raggiungere, magari, il successo.
PERCHÈ INVESTIRE IN CHI HA FALLITO
Ma che cosa avrebbe un imprenditore che ha fallito più di un’altro? Per prima cosa, direi, maggiore consapevolezza di sé e dei propri limiti. Un fallimento vissuto consapevolmente e senza stigma porta per forza a un esame delle azioni passate, permettendo all’imprenditore di conoscere meglio se stesso, i propri punti di forza e di debolezza. Questa consapevolezza si traduce solitamente in una maggiore capacità di valutare i rischi e di prendere quindi decisioni ponderate.
Altro valore aggiunto sono resilienza e capacità di adattamento, necessarie per rialzarsi dopo una caduta. In questo modo è possibile che affronti le sfide future con maggiore tenacia e flessibilità. Inoltre, un imprenditore che ha fallito ha acquisito una conoscenza pratica degli errori commessi, cosa che lo rende un professionista più capace e preparato. Infine, potrebbe sviluppare una certa dose maggiore di empatia verso chi si trova in difficoltà. Questa sensibilità lo potrebbe rendere un leader più comprensivo e capace di relazionarsi con i propri collaboratori e clienti, creando un clima di lavoro positivo e collaborativo.
Investire in un imprenditore che ha fallito non significa rischiare, ma cogliere un’opportunità. Un imprenditore che ha fallito e si è rialzato molto probabilmente ha sviluppato qualità e competenze che lo rendono un soggetto più affidabile, capace e prezioso rispetto a chi non ha mai vissuto tale esperienza.
DOVE SEGUIRE IL PODCAST
Potete trovare le puntate del podcast dell’Avvocato delle Startup sulle principali piattaforme:
Potere trovare la trascrizione della sesta e ultima chiacchierata tra l’avvocato Cristina Crupi e l’imprenditore digitale Mario Moroni nell’articolo di questo blog dal titolo Il fallimento come vantaggio competitivo | Il podcast #6.
Buona lettura e buon ascolto!
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