Perché le clausole sono così importanti in un contratto di investimento? Cosa e chi tutelano? Chiarezza, trasparenza, governance societaria e uscita dall’investimento sono gli aspetti principali che hanno bisogno di essere definiti prima di iniziare una collaborazione. Come dice la saggezza popolare: patti chiari, amicizia lunga…
Nel viaggio di una startup innovativa, dove l’idea brilla e il team è pronto a conquistare il mercato, arriva il momento cruciale: trovare un alleato che non solo crede nel progetto, ma decida di sostenerlo economicamente. Le startup, infatti, spesso non possiedono le risorse sufficienti per affrontare le ingenti spese necessarie a trasformare la loro vision in realtà.
Un momento frenetico, dove le startup si preparano a presentarsi al meglio, partecipando a call, eventi di matching e qualsiasi altra occasione per incontrare potenziali investitori. Che siano Business Angel, fondi di investimento o partner industriali, l’obiettivo è uno. Occorre conquistare la loro fiducia e ottenere il finanziamento necessario per dare vita al sogno imprenditoriale.
È un incontro tra due mondi: da un lato l’entusiasmo e la tenacia dei fondatori della startup, dall’altro l’esperienza e l’analisi degli investitori. Un connubio che, se ben bilanciato, può dare vita a grandi successi.
In questa fase, la startup si trasforma in ambasciatrice di sé stessa, raccontando la sua storia, la sua vision, il suo potenziale. Deve saper trasmettere la passione che l’anima e la solidità del progetto, convincendo gli investitori che il loro capitale sarà ben investito e genererà un ritorno proficuo.
La ricerca del capitale di rischio è un processo impegnativo, che richiede preparazione, determinazione e una buona dose di coraggio. Ma è anche un’opportunità per la startup di crescere, di confrontarsi con esperti del settore e di affinare il proprio modello di business.
Superare questa sfida significa aprire le porte a un futuro ricco di possibilità, dove l’idea innovativa potrà finalmente sbocciare e tradursi in un successo concreto.
FOUNDER E INVESTITORI: UN RAPPORTO DELICATO
Nel mondo effervescente delle startup, il momento in cui si incontrano investitori ed imprenditori segna l’inizio di un rapporto complesso e delicato. Entrambi desiderano il successo del progetto, ma con visioni e obiettivi differenti, che spesso li portano su fronti contrapposti. Così la negoziazione si trasforma in un vero e proprio balletto strategico.
Le radici del divario affondano nella diversa valutazione della startup. L’imprenditore, spinto dalla passione e dalla visione del futuro, tende a sovrastimare il potenziale. Mentre l’investitore, con sguardo più pragmatico, si concentra sui risultati concreti raggiunti fino a quel momento. L’incertezza insiti in ogni nuova impresa porta l’investitore a dare maggior peso ai traguardi tangibili, smussando il fascino del potenziale futuro.
Questo divario di prospettive dà vita a una partita a carte, dove ogni mossa è calibrata per ottenere il miglior vantaggio. L’imprenditore svela le sue carte, raccontando il sogno e le potenzialità della startup mentre l’investitore valuta attentamente, per minimizzare i rischi e massimizzare il ritorno sull’investimento.
I DOCUMENTI FORMALI
Ma non è solo un gioco di strategia. Dietro ogni mossa c’è un significato giuridico preciso. La negoziazione si snoda attraverso una serie di atti formali, mutuati dai sistemi anglosassoni e ormai parte integrante del panorama delle startup. Tra i più importanti troviamo:
- Term Sheet: si tratta di un documento preliminare che riassume i termini essenziali dell’accordo, (durata del periodo di negoziazione, due diligence e modalità di investimento). Non è vincolante, ma rappresenta un punto di partenza per la stesura del contratto definitivo
- Due Diligence: consiste in una indagine approfondita sulla startup. Viene condotta dall’investitore per verificarne la solidità finanziaria, la legalità e le potenzialità di successo e ne definisce il potenziale economico
- Contratto di Investimento: è l’atto definitivo che regola i diritti e gli obblighi di entrambe le parti, definendo nel dettaglio aspetti come la governance societaria, il trasferimento delle quote, le opzioni di uscita e i meccanismi di risoluzione delle controversie.
La stesura di questi atti richiede evidentemente competenze legali specifiche e una profonda conoscenza delle dinamiche delle startup. Per questo motivo è fondamentale che le startup si affidino a esperti legali e advisor finanziari qualificati, che possano tutelare i loro interessi e accompagnarli in questo percorso complesso ma cruciale per il futuro della loro impresa.
LE CLAUSOLE PRINCIPALI
In questa ottica, conoscere le clausole che regolano e gestiscono i rapporti tra founder e investitori è di primaria importanza per un imprenditore. Il contratto di investimento serve per disciplinare concretamente tutti gli aspetti dell’investimento: gli assetti della società, la governance e la fuoriuscita dalla compagine sociale.
E questo viene fatto inserendo determinate clausole piuttosto che altre.
Vediamo quindi le principali clausole che regolano un contratto di investimento:
- Governance: si tratta di tutte le clausole che disegnano la nuova governance societaria a seguito dell’ingresso dell’investitore. Generalmente l’investitore detiene una minoranza di quote, chiede un rappresentante nel CDA e non interviene nella gestione ordinaria (solo nelle scelte strategiche)
- Bad Leaver: è la clausola che vincola i founder della startup a dedicarsi totalmente alla società finanziata, impedendogli di dirigere la propria attenzione e la propria attività in altra società o progetto concorrente
- Put: attribuisce all’investitore il diritto di vendere la propria partecipazione sociale allo scadere di un termine prestabilito o al verificarsi di un determinato evento. Si parla di diritto, non di obbligo.
- Call: assicura il diritto di acquisire la partecipazione di un altro socio al verificarsi di un termine o di una condizione precedentemente stabilita nel contratto di investimento. Anche in questo caso si parla di diritto e non di obbligo.
- Earn Out: sono le clausole che prevedono importi di finanziamento aggiuntivi al finanziamento iniziale in base al raggiungimento di determinati obiettivi. Nella prassi, per incentivare i founder della startup finanziata l’investitore può legare tranche di investimento aggiuntive a quella iniziale al raggiungimento di determinati obiettivi. Queste clausole prevedono:
- gli obiettivi
- i criteri di valutazione
- le modalità di raggiungimento degli stessi
- la durata dell’earn out
- la modalità di pagamento delle somme addizionali di finanziamento
- Tag Along: detta anche clausola di co-vendita, stabilisce che qualora il socio di maggioranza decida di alienare le proprie quote a un soggetto terzo, sia attribuito al socio di minoranza il diritto, ma non l’obbligo, di co-vendere le proprie quote societarie al medesimo acquirente e alle stesse condizioni del socio di maggioranza. Il socio di maggioranza è, quindi, obbligato, a procurare anche per il socio di minoranza l’offerta di acquisto alle medesime condizioni negoziate per sé. Il terzo acquirente dovrà -qualora il socio di minoranza decida di azionare la Tag Along- acquistare le quote sia del socio di maggioranza sia del socio di minoranza
- Drag Along: o clausola di trascinamento, prevede il diritto, ma non l’obbligo, per il socio di maggioranza di trascinare nella vendita delle proprie quote, a un terzo acquirente, anche il socio di minoranza. In tal caso, qualora il socio di maggioranza azioni tale diritto, il socio di minoranza non potrà sottrarsi alla vendita e sarà obbligato a prestare il consenso al trasferimento della propria quota, subendo interamente l’operazione negoziale
- Bring Along: è conosciuta come la clausola di diritto a trascinare. In base ad essa l’acquirente ha il diritto, non l’obbligo, di acquistare anche la quota del socio di minoranza e, quindi, di portare con sè nella operazione anche quest’ultimo. Questa clausola generalmente rende maggiormente appetibile la quota del socio di maggioranza, poiché il terzo acquirente, azionando tale diritto, può acquistare il 100% della società
- Liquidation Preference: è la clausola con la quale si stabilisce che, al momento in cui la startup realizza una exit, l’investitore possa rientrare per primo e del 100% dell’investimento fatto, indipendentemente della quota societaria che lo stesso detiene. Questa clausola si applica quando una startup subisce un evento di liquidazione, come per esempio la vendita della società stessa. In buona sostanza, in caso di exit, prima viene ripagato l’investitore dell’intero investimento fatto e, solo dopo, ciò che rimane viene suddiviso tra i soci e l’investitore in base alle quote di partecipazione nella società
- Exit: sono le clausole che disegnano le procedure che consentono all’investitore di liquidare la sua quota in un arco temporale definito che, nella prassi, generalmente è di 5 anni
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