Il fallimento è l’argomento della puntata di oggi, intitolata “Startup e mercato: cosa fare se non si sfonda“. Con questa, siamo giunti alla sesta e ultima puntata del primo ciclo di podcast dell’Avvocato delle Startup, “La Guida alle regole dell’innovazione“
Il fallimento di una startup non è mai piacevole. Comporta perdite finanziarie, delusioni e momenti di sconforto. Tuttavia, è importante ricordare che il fallimento non è la fine del mondo. Anzi, può essere un’occasione per crescere come imprenditore e come persona.
Non deve essere visto però come un fallimento personale dell’imprenditore. Le cause del fallimento possono essere molteplici e non sempre dipendono dalle capacità o dalle scelte dell’imprenditore stesso.
In definitiva, ciò che conta è la capacità di reagire al fallimento con positività e di trarne insegnamento per il futuro. Un imprenditore che ha fallito, ma che ha saputo imparare dai propri errori e ripartire con forza, è un imprenditore di valore che ha tutte le carte in regola per raggiungere il successo.
Il fallimento di una startup non è mai piacevole. Rappresenta però una possibilità concreta che ogni imprenditore deve saper affrontare con risolutezza e lungimiranza. Sebbene l’esperienza di un fallimento possa essere indubbiamente difficile e dolorosa, comportando perdite finanziarie, delusioni e momenti di sconforto, è fondamentale non considerarla come la fine del percorso imprenditoriale o un giudizio negativo sulle capacità dell’individuo.
Al contrario, deve essere visto come un’occasione preziosa per apprendere e crescere, sia dal punto di vista professionale che personale. Attraverso un’analisi accurata delle cause del fallimento, l’imprenditore può acquisire una conoscenza inestimabile su di sé, sul mercato e sulle dinamiche imprenditoriali. Tale conoscenza, unita alla capacità di imparare dagli errori e di adattarsi alle sfide, rappresenta un patrimonio inestimabile per il futuro.
Il fallimento di una startup infatti non è necessariamente il risultato di un’incapacità o di una scelta errata da parte dell’imprenditore. Le cause possono essere molteplici e spesso dipendono da fattori esterni non controllabili dall’imprenditore stesso, come ad esempio le condizioni del mercato, le evoluzioni tecnologiche o imprevisti economici. In definitiva, ciò che contraddistingue un vero imprenditore è la capacità di reagire al fallimento con positività e tenacia, trasformandolo in un’occasione per rinforzarsi e migliorare. Un imprenditore che ha fallito, ma che ha saputo imparare dai propri errori, rialzarsi e ripartire con rinnovato vigore, è un individuo di grande valore che possiede le qualità essenziali per raggiungere il successo in futuro.
Il fallimento non deve quindi essere visto come un punto di arrivo, ma come un trampolino di lancio per un futuro più solido e consapevole.
IL FALLIMENTO COME TRAMPOLINO PER IL SUCCESSO
Nel mondo dinamico delle startup, il fallimento non deve essere visto come una macchia indelebile, bensì come un’esperienza preziosa che porta con sé insegnamenti fondamentali per il futuro.
In particolare, negli Stati Uniti, la cultura verso il fallimento imprenditoriale è molto più accogliente rispetto ad altri contesti. L’insuccesso non viene stigmatizzato, anzi, è spesso considerato come un segno di tenacia, resilienza, coraggio e capacità di apprendere dagli errori.
Fallire deve essere considerato una esperienza preziosa. Significa aver accumulato conoscenza pratica inestimabile sul mercato, sui propri punti di forza e di debolezza e sulle sfide del fare impresa. Questa esperienza è un bagaglio prezioso per affrontare nuove sfide con maggiore consapevolezza e abilità. Imparare a gestire un fallimento e a rialzarsi dalle avversità sviluppa infatti resilienza e tenacia, doti fondamentali per qualsiasi imprenditore che voglia avere successo nel lungo termine. Inoltre, un imprenditore che ha già affrontato un fallimento e ne è uscito più forte dimostra credibilità e affidabilità agli occhi di potenziali investitori, partner e collaboratori. Questo perché i fallimento, se ben interpretato e letto, può offrire una nuova prospettiva sul business, stimolando la creatività e la capacità di individuare nuove opportunità e soluzioni innovative.
Laddove la cultura imprenditoriale ha abbracciato il fallimento come parte naturale del processo di apprendimento si è sempre generato un circolo positivo e virtuoso, che permette di imparare. Le storie di imprenditori che hanno fallito e poi raggiunto il successo sono numerose e fonte di ispirazione per le nuove generazioni.
Negli Stati Uniti ad esempio questa mentalità aperta verso il fallimento ha contribuito a creare un ecosistema imprenditoriale dinamico e innovativo, dove le persone non hanno paura di rischiare e di riprovare dopo un iniziale insuccesso. In Italia invece non è ancora così. Sebbene la cultura che valorizza il fallimento come una esperienza da cui apprendere stia lentamente evolvendosi, c’è ancora molta strada da fare per raggiungere lo stesso livello di accoglienza e valorizzazione presente negli Stati Uniti.
Per questo motivo è importante ricordare sempre che ogni fallimento rappresenta un’opportunità per imparare e migliorare, e che con la giusta tenacia e il giusto spirito imprenditoriale, il successo è sempre possibile.
DOVE TROVARE LA SESTA PUNTATA
Potete trovare la sesta e ultima puntata del podcast dell’Avvocato delle Startup, “La Guida alle regole dell’innovazione” sulle principali piattaforme. Eccole:
Quella che state per leggere è una chiacchierata tra l’Avvocato Cristina Crupi e l’imprenditore digitale Mario Moroni.
L’abbiamo divisa in tre brevi capitoli per semplicità di comprensione degli argomenti trattati.
Buona lettura!
LA NORMATIVA FALLIMENTARE PER LE STARTUP
Cristina Crupi: Ciao Mario! Oggi parliamo di fallimento. Un tema che affligge molti startrupper e che, molte volte, non viene compreso nella sua interezza. Ma vorrei parlarne in chiave positiva e non catastrofica come generalmente si usa fare nel nostro Paese.
Mario Moroni: In generale nella nostra cultura fallire è sempre stato un problema di fiducia, responsabilità, immagine… però per le startup innovative i termini che userei non sono questi…
Cristina Crupi: Assolutamente d’accordo con te. Fallire non è un dramma ma solo la risposta negativa del mercato a quel determinato prodotto o servizio. Non c’è nulla di cattivo o di sbagliato in questo. E la normativa speciale e specifica per le startup innovative cerca proprio di cambiare la cultura del fallimento. Prevede infatti che non siano sottoponibili alle ordinarie procedure concorsuali e fallimentari, ma siano soggette esclusivamente alla procedura di composizione della crisi da sovra-indebitamento, una procedura concorsuale, capace di abbattere i debiti della società, soprattutto, senza lasciare i pesi e i gravami, anche sociali che, al contrario, sono tipici della disciplina del fallimento.
Mario Moroni: In pratica, in caso di insolvenza non è possibile dichiarare il fallimento della startup e che l’iniziativa per la liquidazione dei beni è riservata alla stessa startup debitrice.
Cristina Crupi: Questo regime di favore è limitato nel tempo e applicabile solo per il periodo di durata di startup innovativa. Alla scadenza dei 5 anni dalla fondazione o qualora la startup perda uno dei requisiti costitutivi previsti dalla norma, cessa anche l’applicazione della disciplina di favore.
I REQUISITI EX LEGE
Mario Moroni: In una situazione di questo tipo a quale particolare, soprattutto, bisogna prestare attenzione?
Cristina Crupi: Due sono le cose più rilevanti: verificare se la società insolvente sia effettivamente una startup innovativa e, quindi, abbia reale titolo per godere della disciplina di favore e quale sia il giorno effettivo dal quale far decorrere i termini. In gergo è il cosiddetto dies a quo.
E attenzione ai termini, perché l’iscrizione nel Registro delle Imprese, Sezione Speciale, rappresenta un presupposto necessario, ma non sufficiente, a garantire l’applicazione della disciplina agevolativa. E quindi, l’esonero dalla dichiarazione di fallimento, dovendo sempre verificare l’effettivo possesso e mantenimento dei requisiti richiesti dalla legge.
Mario Moroni: In una precedente puntata del nostro podcast abbiamo parlato della “Dichiarazione annuale di possesso e mantenimento dei requisiti”. Questo documento non è sufficiente per testimoniare che una startup è in regola e può ricorrere al fallimento “agevolato” come prevede la norma?
Cristina Crupi: Un adempimento formale come il deposito della “Dichiarazione annuale di possesso e mantenimento dei requisiti” non basta. È opportuno che i requisiti siano verificati e dimostrati in sede giudiziaria, proprio per la rilevanza anche pubblicistica del fallimento.
Mario Moroni: Da quando decorrono i termini dei 5 anni, come faccio a calcolarli con esattezza?
Cristina Crupi: Il termine quinquennale di non assoggettabilità della startup innovativa a procedure concorsuali e fallimentari decorre dalla data di costituzione della società e NON dalla data di deposito della domanda e della autocertificazione del legale rappresentante sul possesso dei requisiti formali e sostanziali. È dalla data di costituzione della società che consegue l’iscrizione nella Sezione Speciale delle startup innovative presso il Registro delle imprese.
INNOVARE LA CULTURA DEL FALLIMENTO
Mario Moroni: A prescindere dal fatto che ogni startupper investe tempo, denaro, lavoro e vita personale, e che lotta affinché la propria idea diventi un caso di successo, spesso il tema del fallimento di una società viene vissuto come uno stigma. Cosa possiamo fare per far capire che può succedere e che la norma ha pensato anche a questo?
Cristina Crupi: Il tema del fallimento delle startup non è soltanto tecnico e giuridico, è anche culturale. Nel nostro Paese il fallimento per tanti, troppi, anni è stato visto come qualcosa di brutto e di gravissimo. Una visione molto diversa da altri Paesi dove fallire vuol dire semplicemente aver avuto una risposta negativa dal mercato e comporta pochi gravami e molta esperienza. Addirittura all’estero gli investitori si fidano maggiormente di un imprenditore che ha già attraversato anche l’esperienza del fallimento. È per questo che ti ho detto che ne avrei parlato in chiave positiva perché sono fermamente convinta che l’agevolazione che il legislatore ha previsto per le startup innovative sottenda l’avvio di un cambio di passo, di un cambio di mentalità sulla visione del fallimento.
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