Con il termine zombie startup ci si riferisce comunemente a quelle startup che, pur avendo mostrato un deciso iniziale potenziale, finiscono per ritrovarsi imprigionate in una sorta di limbo tra il successo e il fallimento. Potrebbe sembrare una condizione tutto sommato accettabile, perché il fallimento potrebbe non venire percepito come prossimo venturo. Così il founder si crogiola in una attesa di un avvenimento /svolta, che invece altro non è che una lenta agonia.
Si tratta di realtà che si trovano bloccate in una stasi che risulta particolarmente preoccupante proprio per la dinamicità dell’ecosistema in cui sono inserite. Pur avendo inizialmente suscitato interesse e ottenuto finanziamenti, si ritrovano impaludate in una fase di stallo, incapaci di progredire verso il successo o di fallire apertamente.
IL SIGNIFICATO DEL TERMINE
Come dicevo, le zombie startup, pur finanziate da VC e una volta finiti i fondi ricevuti, non crescono in maniera significativa da permettere di essere monetizzate. Di conseguenza, l’azienda finisce per perdere tutte le sue capacità intellettuali, ma continua a operare. E magari per molti anni.
Esattamente come farebbe uno zombie senza cervello.
Da qui, l’espressione zombie startup.
Le startup zombie sono evidentemente schegge impazzite, rappresentando stagnazione in un mondo caratterizzato dalla dinamicità.
Sono per questo motivo particolarmente pericolose: non solo rappresentano un fallimento per i loro fondatori, ma hanno anche un impatto negativo sull’intero ecosistema imprenditoriale. Riducono la fiducia degli investitori nel finanziare nuove startup, ostacolando la nascita di nuove idee innovative. Inoltre sottraggono risorse e opportunità ad altre startup con un potenziale maggiore di successo. In sintesi, danneggiano la reputazione dell’ecosistema startup, facendolo percepire come rischioso e poco affidabile.
LE CAUSE
Le cause per cui una startup finisce per ritrovarsi in questa condizione sono diverse, ma tutte di carattere strutturale. In questo capitolo, vedremo brevemente quali possono essere. Per comodità di analisi, abbiamo suddiviso le cause in blocchi concettuali, ma vi segnalo che solitamente non esiste una sola motivazione, quanto piuttosto ci si trova difronte a un mix di errori. A monte di tutto però ho constatato -nel corso della mia professione di consulente- che sussistono problemi legali o normativi. Gli imprenditori non riescono a conformarsi alla pluralità delle leggi e delle normative vigenti e questo comporta per la startup sanzioni e ostacoli burocratici, che portano ritardi inevitabili allo sviluppo.
Il mio consiglio è pertanto di affidare la parte normativa e legale a un professionista, per potersi concentrare sul vero core business dell’attività. In questo modo è possibile concentrarsi sui problemi strutturali che possono bloccare lo sviluppo di una startup, che sono legati a:
1. Modello di business:
- Idea non valida: la base su cui poggia la startup, ovvero il prodotto o il servizio offerto, si rivela non innovativa o non scalabile, incapace di attrarre un mercato sufficientemente ampio per generare profitti
- Mancanza di differenziazione: l’offerta non si distingue dalla concorrenza, risultando poco appetibile per i consumatori che hanno a disposizione alternative già note, simili o più vantaggiose
- Problema di posizionamento: il target di riferimento non è stato individuato correttamente, oppure il prodotto non viene comunicato in modo efficace al pubblico di destinazione.
2. Realizzazione pratica:
- Team inadeguato: il team fondatore non possiede le competenze e l’esperienza necessarie per portare avanti il progetto in modo efficace, gestendo le diverse aree aziendali con perizia
- Mancanza di focus: l’azienda si disperde in troppi fronti, diluendo le proprie energie e risorse su molteplici progetti senza raggiungere risultati concreti
- Difficoltà di adattamento: manca la capacità di reagire prontamente ai cambiamenti del mercato, alle nuove tendenze o alle sfide inattese che si presentano.
- Mancanza di una leadership: un leader efficace è in grado di motivare il team, prendere decisioni strategiche e guidare l’azienda verso il successo. Esistono molti modi per essere leader e scegliere quello più adatto alle circostanze è un fattore determinante
- Cultura aziendale negativa: una leadership sbagliata spesso porta con sé un ambiente di lavoro tossico, privo di collaborazione e motivazione, che può ostacolare la produttività e la crescita della startup.
3. Finanziamento e gestione delle risorse economiche:
- Burn rate elevato: le spese superano costantemente le entrate, bruciando le riserve di cassa senza generare valore. Può dipendere da diversi fattori: da una cattiva gestione finanziaria, da acquisizioni non strategiche o anche da una strategia di marketing inefficiente
- Mancanza di un piano finanziario solido: l’azienda non ha fatto una pianificazione finanziaria chiara e dettagliata, definendo fonti di entrate, spese previste e i relativi punti di pareggio
- Difficoltà nel reperire nuovi investimenti: a causa di risultati deludenti, per la mancanza di una chiara vision o di un track record convincente, è possibile che la startup non venga ritenuta credibile non riuscendo quindi ad attrarre nuovi investitori
COME USCIRNE
Purtroppo non esistono molte vie di uscita favorevoli da una situazione del genere. Una volta che una startup ha imboccato questa strada infatti, può risultare molto difficile invertire la rotta e tornare ad essere efficienti e produttivi. Questo perché occorre apportare delle modifiche sostanziali che, nella migliore delle ipotesi, mantengono la startup viva ma la stravolgono radicalmente.
Le possibilità che uno startupper ha davanti a sé per riuscire a salvare la propria impresa non sono molte e non sono allettanti. Parto da qui proprio per spaventarvi e convincervi che, per quanto uscirne è possibile, il prezzo da pagare è salato. Tanto salato che lottare contro il verificarsi di questa evenienza è una delle cose più sagge che un giovane imprenditore può fare. Questo perché la prognosi per le zombie startup è spesso infausta. La maggior parte di queste realtà è destinata a fallire, esaurendo le risorse finanziarie e lasciando indietro debiti e frustrazione.
Volendo sintetizzare, queste le vie possibili:
- Dissolvimento: la startup cessa semplicemente la sua attività, lasciando debiti e frustrazione tra i fondatori e gli investitori
- Acquisizione: la startup zombie viene acquista da un’altra società che ne assorbe risorse e know-how
- Pivot: la startup cambia radicalmente il suo modello di business nel tentativo di trovare una nuova strada verso il successo.
Esistono però alcune eccezioni. In rari casi, con un cambio di rotta radicale, una leadership rinnovata e un’iniezione di capitale fresco, alcune startup zombie riescono a risorgere e a riprendere il cammino verso il successo. Per avere una chance, occorre che l’imprenditore sia attento a cogliere i segnali che possono preannunciare questa evenienza.
QUANDO PREOCCUPARSI: I SINTOMI DA OSSERVARE
Una startup non diventa una zombie startup dalla sera alla mattina infatti. Si tratta di un processo abbastanza lento, che vede diverse dinamiche mettersi in moto e, nella maggior parte dei casi, alimentarsi a vicenda fino a divampare in un incendio indomabile.
Le startup che stanno per diventare zombie presentano infatti dei tratti distintivi ben precisi. Conoscerli e saperli individuare per tempo è forse l’unico vero modo che uno startupper ha per invertire la rotta senza farsi male. Eccoli:
- Mancanza di crescita: ovviamente, il primo sintomo, il più evidente è la mancanza di una crescita significativa in termini di ricavi, utenti o clienti per un periodo prolungato.
- Parrà una banalità, ma azienda che non cresce, stagna!
- Sopravvivenza artificiale: la mancanza di crescita finisce per generare una ricerca forzata di capitale. Ciò fa sì che che la startup si regga su finanziamenti esterni o su debiti, senza riuscire a generare entrate sufficienti per sostenersi autonomamente.
- Come dico nel podcast: non c’è startup senza capitale!
- Mancanza di innovazione: causa e conseguenza al tempo stesso, la startup non propone prodotti o servizi innovativi in grado di distinguersi sul mercato e attrarre nuovi clienti.
- Una startup innovativa senza idee innovative è morta prima di nascere!
- Mancanza di focus da parte della dirigenza: una startup che disperde in troppi progetti o target di mercato diluisce inutilmente i propri sforzi e le proprie risorse. Un founder che oscilla tra diverse idee e strategie senza riuscire a concentrarsi su un percorso chiaro e definito, non ha un piano.
- Troppe idee significano nessuna idea!
- Team demotivato: un prodotto scarsamente innovativo e un modello economico che punta alla sopravvivenza spesso porta i dipendenti a perdere motivazione ed entusiasmo. L’incertezza sul futuro dell’azienda, causato dalla stagnazione economica dell’azienda, produce a sua volta maggiore immobilismo, in un circolo vizioso difficile da spezzare.
- Vedere dipendenti demotivati deve far suonare un grossissimo campanello d’allarme!
- L’assenza di leadership non porta da nessuna parte! E questa è la regola aurea.
PREVENIRE È MEGLIO CHE CURARE
Come abbiamo visto le cause che portano una startup a diventare zombie sono svariate, ma tutte riconducibili a errori o disattenzioni in fase di progettazione e ideazione.
Vista anche la difficoltà di aggiustare una macchina ormai rotta, proprio per scongiurare lo scenario più negativo, è opportuno tenere a mente una serie di paletti. Che dovrebbero accompagnare l’imprenditore in tutte le fasi di vita della sua startup:
- Validare l’idea di business: effettuare ricerche di mercato approfondite per testare la validità dell’idea e il potenziale interesse dei clienti e testare il prodotto o servizio sul mercato prima di investire ingenti risorse. È possibile ricorrere alla pratica dell’A/B testing, oltre che a usare Alpha-Test e Beta Test per avere una idea della bontà della propria idea. Conoscerli e padroneggiarli è essenziale quindi.
- Sviluppare un business plan solido: definire una strategia chiara e realistica per raggiungere gli obiettivi prefissati. Nel caso si tratti delle prime esperienze imprenditoriali è fondamentale richiedere supporto e mentorship a professionisti legali del settore e a imprenditori più esperti che possano offrire un supporto prezioso.
- Mantenere un focus chiaro: concentrarsi su un obiettivo specifico e misurabile, evitando di disperdere le energie. In questo senso è fondamentale prendere le distanze dalle vanity metrics, affidandosi ai soli KPI veramente utili.
- Gestire le risorse con attenzione: utilizzare le risorse finanziarie e umane in modo efficiente ed efficace. Non basta quindi monitorare attentamente le finanze e farne un uso responsabile (efficace e focalizzato all’obbiettivo), ma occorre prestare la stessa attenzione alla gestione del capitale umano che, come abbiamo visto, rappresenta uno dei punti deboli.
- Costruire un team forte: una gestione attenta delle risorse significa nella pratica sapersi circondarsi da professionisti competenti e motivati che condividano la vision dell’azienda e con la sufficiente esperienza per portare avanti il progetto.
- Essere flessibili e adattabili: da ultimo, rimanere aperti al cambiamento, vigili alle trasformazioni del mercato e delle esigenze dei clienti, pronti a modificare la strategia di conseguenza, adattando il business plan in base a ciò.
Immagine di copertina: https://timesofstartups.com/guest-post/night-living-dead-startups-or-zombie-startups/