Chat GPT e OpenAI: il provvedimento del Garante per la Privacy fa discutere ma le regole sono necessarie. Regolare non significa essere contrari al progresso.
E ci risiamo, un’altra alzata di scudi da parte del mondo dell’innovazione, un’altra polemica che impazza e un’altra divisione netta tra gli organi deputati alla regolamentazione e l’ecosistema innovazione.
Questa volta l’argomento scatenante è la decisione del Garante per la Privacy di limitare il trattamento dei dati personali da parte di Chat GPT nel nostro Paese a causa di un loro uso non corretto e non regolamentato.
LA POSIZIONE DEGLI OPERATORI
Per gli operatori dell’innovazione la decisione del Garante è assurda, priva di ogni logica, oscurantista e soprattutto anti progresso e anti business.
C’è chi dice che blocca il progresso, che lascerà l’Italia ancora una volta indietro rispetto al resto del mondo, c’è chi constata che come al solito in Italia non si possa fare business.
Ma io, ancora una volta, come già è capitato in passato in relazione alla tematica della costituzione on line delle startup, resto basita da tutto questo clamore confuso.
E soprattutto resto sorpresa dalla superficialità con la quale il mondo dell’innovazione affronti questi argomenti. Una superficialità inadeguata, talvolta anche inaccettabile che rischia, come un boomerang, di dare a questo ecosistema un ritorno negativo e una immagina di immaturità.
Comprendo benissimo che fare innovazione significhi essere visionari, folli, andare oltre la realtà in cui siamo immersi o che viviamo.
Comprendo che per fare innovazione ci sia bisogno di spingere mente e cuore al massimo, molto oltre l’ostacolo.
Comprendo anche che per gli innovatori parlare di leggi, norme e regole sia come per i tori vedere rosso. Una sorta di becchino in sala parto.
Comprendo che per gli investitori ciò che interessa siano solo i parametri utili per fare business.
Comprendo bene tutto ciò.
CHAT GPT: LA POSIZIONE DEL GARANTE
Ma non si può, neppure in nome del progresso, sottovalutare questioni giuridiche di estrema importanza. E già perché, il più delle volte, queste questioni giuridiche hanno riflessi diretti sulla vita di tutti noi.
Oggi con la privacy, come qualche mese fa con la costituzione per atto pubblico, come ancora tempo addietro con la questione dello statuto societario, ogni volta si affrontano problemi che non sono solo / meramente formali, ma sono sostanziali e – purtroppo vi è scarsa coscienza di questo – hanno riflessi pratici sull’agire dei singoli.
Il Garante – che appunto è tenuto a “garantire” a ciascuno di noi la tutela della propria privacy – non ha bloccato nulla (anche perché non ne avrebbe il potere), ma ha soltanto limitato il servizio di Chat GPT relativamente all’uso improprio dei dati. Paradossalmente se Open AI fosse in grado di svolgere il servizio senza l’utilizzo improprio dei dati, potrebbe farlo.
E il provvedimento di limitazione non è per sempre, ma è efficace in attesa che Open AI fornisca spiegazioni circa la raccolta, l’implementazione, l’utilizzo dei dati e la loro conservazione allo scopo di “addestrare” gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma.
Le informazioni fornite da Chat GPT infatti, non sempre corrispondono al dato reale, determinando quindi un trattamento ed un utilizzo di dati personali inesatto e di conseguenza pericoloso. Inoltre, l’Autorità ha sottolineato che il servizio, nonostante sia rivolto ai maggiori di 13 anni, non prevede alcun filtro che verifichi l’età degli utenti esponendo i minori a risposte assolutamente non idonee rispetto al loro grado di sviluppo e auto consapevolezza.
CHAT GPT: L’IMPORTANZA DELLE REGOLE PER ACCELERARE IL PROGRESSO
Come al solito, sarebbe bene guardare al mondo dello sport, che ha sempre tanto da insegnare.
Non c’è sport che non si giochi con regole precise e chiare. E per quale motivo l’intelligenza artificiale non dovrebbe avere un quadro normativo e regolatorio corretto e completo?
Giochiamo pure la partita del futuro, che è lo sviluppo della tecnologia più rivoluzionaria della nostra epoca, ma giochiamola dentro un perimetro di regole chiare, definite, conosciute e che garantiscano a tutti i giocatori la massima sicurezza possibile.
Questo significa voler arrestare il progresso?
Questo significa essere contro l’innovazione?
Non scherziamo!
Significa allora che l’Italia è destinata ad essere sempre fanalino di coda, sempre arretrata, sempre ostruzionista, capace solo di bloccare?
No, non mi appassiona questa narrazione sempre disfattista del mio Paese.
Mi appassiona di più pensare che il Garante della Privacy Italiano possa collaborare con Open AI e con altre società per regolamentare, una volta per tutte e bene, il tema privacy per l’intelligenza artificiale.
Magari siamo il primo Paese a farlo? Benissimo.
E concludo dicendo che è triste vedere l’escamotage che in molti hanno prontamente proposto per eludere la limitazione del servizio durante questa fase di istruttoria.
Parliamo della privacy di ciascuno di noi. Non di sciocchezze.
Un tema molto sottovalutato, del quale si comprende bene la delicatezza e l’importanza solo quando se ne subisce il danno da violazione.
Attenzione dunque: ricordiamoci che siamo intelligenze umane e, per fortuna, non intelligenze artificiali.
Non perdiamo l’occasione di fare valere la differenza!